Diverso tutti gli anni e tutti gli anni uguale, il riassunto delle letture del mese, che entra nel suo, ehm, quinto anno di vita.
Evidenziato, il titolo più consigliato.
Autobiografia di un picchiatore fascista – Guido Salierno (Minimum Fax)
In Asce di guerra, Vitaliano Ravagli racconta, con i Wu Ming, la sua vita di partigiano mancato (troppo giovane), che lascia l’Italia per andare a combattere al fianco dei vietcong (e la storia, per quanto possa sembrare improbabile, è stata confermata da Tiziano Terzani). Salierno parte da un percorso simile: troppo giovane per combattere per il fascismo, trova nel dopoguerra modo di proseguire la lotta nelle fila dei giovani del Movimento Sociale Italiano. Arrestato per omicidio, però, in prigione si convertirà al marxismo, per poi diventare sociologo e parlamentare, protagonista di battaglie per il miglioramento della condizione dei carcerati. Le pagine meno scorrevoli del libro sono proprio quelle in cui (in un bel montaggio di piani temporali) Salierno parla della prigione con un tono da intellettuale organico che ti domandi se per caso quelli di Lotta Comunista non ti hanno rifilato un libro dei loro. Al contrario, il racconto da dentro della vita della destra fascista romana, dei suoi ideologi e delle sue vicende politiche è straordinario. Salierno aveva come desiderio quello di uccidere il partigiano che ha ucciso Mussolini. Non tanto per la vendetta in sé (la questione di chi abbia sparato davvero era già controversa allora) ma per costringere il MSI a prendere una posizione: avrebbe approvato il fatto, sottolineando così la continuità con il fascismo e Salò (come sperava Salierno) o se ne sarebbe dissociato, diventando così quello che poi, tagliando con l’accetta, sarebbe diventata (almeno nelle intenzioni di Fini) Alleanza Nazionale? Salierno finirà poi per commettere, per sbaglio, un banale omicidio “comune“, fuggirà dall’Italia, si arruolerà nella Legione Straniera dalla quale verrà poi espulso ed estradato in Italia.
Con le riserve di cui sopra, molto bello. Se non fosse un’autobiografia, potrebbe essere un romanzo di Carlotto.
Sud e magia – Ernesto De Martino (Feltrinelli)
Una ricognizione sulle credenze magiche di alcune zone del sud Italia, condotta con l’analisi antropologica sul campo in Lucania e con quelli della più comune ricerca erudita quando si tratta di parlare dell’origine della “iattura”napoletana. Interessante.
Fuoco nella polvere – Joe R. Lansdale (Fanucci)
Vivace prodotto della vena più scatenata e pulp dell’infaticabile scrittore texano, questo romanzo breve è un sacco di cose: una storia di ambientazione stempunk in un passato alternativo in cui il Giappone controlla, a fine Ottocento, la costa ovest del nord America, un pastiche in cui alcuni dei più famosi personaggi del vecchio west e dei romanzi fantastici dell’epoca incrociano le proprie vite e anche una romantica (seppur non molto convenzionale) storia d’amore. Pedale spinto sulla volgarità, anche piacevolmente gratuita, e sulla costruzione di situazioni spesso due o tre passi più in là della sanità mentale, oltre a un tono generalmente beffardo. Non è certo il Lansdale migliore, ma è un Lansdale che si diverte come un bambino. E io con lui.
Domani niente scuola – Andrea Bajani (Einaudi)
Uno scrittore trentenne all’esplorazione del “pianeta giovani”in una full immersion nei momenti più importanti della vita scolastica: i “viaggi d’istruzione“. Praga e Parigi, con tre scuole diverse, una di Torino, una di Firenze, una di Palermo, con un prequel su di MSN e con il minor numero possibile di preconcetti. Bajani è bravo a gettare uno sguardo ingenuo su quello che vede, a cercare di evitare il sociologismo o il parapsicologismo da ospite di Porta a porta e ogni tanto se ne esce con delle osservazioni tutt’altro che banali. E il ritratto che viene fuori dei “suoi”ragazzi è in parte divertito, molto partecipe, di tanto in tanto preoccupato (per esempio quando scopre il totale disinteresse e sfiducia che hanno per la politica). Con alcuni momenti anche di notevole comicità.
Marcia su Roma e dintorni – Emilio Lussu (Einaudi)
Vengono i brividi, a leggere questa cronaca della prese del potere da parte del partito fascista scritta originariamente da Lussu come libello destinato a spiegare la situazione ai lettori stranieri. Vengono i brividi perché, con i dovuti distinguo, il paragone con l’attualità è tutt’altro che rassicurante. Il mix di insicurezza (reale o percepita), uomini al governo che “decidono”contrapposti a un’opposizione risibile e balbettante, servilismi, opportunismi e cambi di casacca in corsa è terribilmente simile a quanto si legge oggi sui giornali. Una spiegazione è forse dovuta al fatto che in fondo Mussolini non inventò poi nulla di nuovo, con il fascismo, ma semplicemente mise un marchio su un modo di essere che come italiani siamo sempre stati abbastanza bravi a portare avanti.
Al di là di questo, il libro è comunque ammirevole per la semplicità e la chiarezza con le quali racconta lo scivolare del paese nella dittatura, partendo con un tono quasi tragicomico e concludendosi con momenti estremamente drammatici (assediato da squadristi in casa sua, Lussu uccide uno di questi, poi viene mandato al confino, da dove riesce a scappare e rifugiare in Francia). La galleria di voltagabbana che emerge dal libro è sconfortante.
Mani nude – Paola Barbato (Rizzoli)
Il pugnazzo che adorna la copertina se lo meriterebbe in faccia chi alla Rizzoli ha avuto la brillante idea di cercare di far passare il secondo romanzo di Paola Barbato per una specie di Fight Club italiano. Errore doppiamente madornale perché non solo sembra che ti stai buttando con appena dieci anni di ritardo a copiare gli ammerigani, ma perché vai a pure ad attizzare il peggio luogo comune che chi potenzialmente conosce già la Barbato, vale a dire i lettori di fumetti, ha presente sugli autori Bonelli (e di Dylan Dog in particolare), quello che “copiano“.
Peccato, perché il romanzo ha finito con l’avere una visibilità troppo inferiore a quella che avrebbe meritato. Se il precedente Bilico era un thriller scritto con tutti i crismi del caso (e un piacevole twist a metà libro), questo è un romanzo meno incasellabile in un genere: come atmosfera e filosofia di fondo è un noir, forse. Perché è una lunga discesa all’inferno, dalla quale non c’è alcuna uscita. Arrivi in fondo e, come Batiza, pensi di essere diventato abbastanza forte ed esperto da sopravvivere e invece scopri che hai sbagliato tutto.
Non ci sono concessioni all’ironia, alla spettacolarità della violenza, alla morbosità. Anche se parla di combattimenti clandestini, è lontanissimo da Palahniuk. Sia per trama che per concezione di fondo. I combattimenti del Fight Club servivano a rendere i partecipanti più liberi, a farli riappropriare della propria vita. Qui è l’esatto opposto. Non c’è scopo, non c’è redenzione, non c’è possibilità di salvezza.
Arrivi in fondo, e ci arrivi in fretta, perché la Barbato sa scrivere e sa raccontare una storia (anche se qualche dialogo forse suona un po’ troppo “scritto per sembrare parlato“, se capite che voglio dire) e ti sembra che ti abbiano preso a pugni per una settimana. E per un attimo ti domandi se la Barbato si è inventata tutto o se si è appoggiata a qualche dato reale. Poi decidi che preferisci non pensarci.
(su ibs al momento è a metà prezzo, per inciso)
Uomini d’arme – Terry Pratchett (Tea)
Piedi d’argilla – Terry Pratchett (Tea)
Secondo e terzo episodio della serie della Guardia Cittadina. Uomini d’arme mi è piaciuto talmente poco che non mi ricordavo neppure di averlo già letto e comprato un annetto fa. Molto, ma molto, meglio Piedi d’argilla, in cui tutti gli elementi che funzionavano nel primo libro della serie tornano a funzionare, facendo di questa nuova vicenda ambientata nella città di Ankh-Morpork uno spasso in cui i meccanismi del fantasy vengono allegramente sbeffeggiati una pagina dopo l’altra.
La ragazza che giocava con il fuoco – Stieg Larsson (Marsilio)
Su ibs, quando è uscito il terzo volume della trilogia, Larsson occupava le prime tre posizioni dei libri più venduti. Roba da Beatlemania. Ma al di là dell’hype, c’è davvero qualcosa in questi romanzi (unica sua prova narrativa, visto che è morto poco dopo aver concluso il terzo) che ne giustifica il successo. E questo qualcosa è principalmente Lisbeth Salander, che nel primo romanzo è protagonista di molte delle pagine migliori e che qui diventa una protagonista assoluta, che scompare di scena al più bello, costringendoti a divorare le parti senza di lei per scoprire che cosa le è successo. Rispetto al primo romanzo questo è meno un giallo tradizionale e molto più un thriller politico, che tira in ballo anche un pizzico di spionaggio internazionale. Inizia piano, così quando a un certo punto la vicenda parte davvero si prende un bello strattone e poi fila a rotta di collo verso il finale. Larsson non avrà uno stile indimenticabile, ma di sicuro sa come gestire una storia e le attese del lettore.
Il cliffhanger finale è pura crudeltà (per inciso: voglio che i prossimi spot “I’m a Mac”abbiano Lisbeth nei panni del Mac).
Domenica nera – Claudio Paglieri (Piemme)
L’indagine sulla morte di un arbitro, forse per suicidio, nell’intervallo di una partita di serie A porta un ispettore di polizia a scoprire (con un certo anticipo rispetto a “calciopoli“) un mondo di corruzione e partite truccate. Trama non particolarmente originale, ma Paglieri è bravo a tratteggiare il carattere del suo protagonista e a descrivere Genova senza inciampare nel cliché (come succede a Morchio nella sua serie di Bacci Pagano, per esempio). E alla fine, anche se c’è un elemento narrativo scontato che più scontato non si può (il personaggio femminile), il romanzo funziona bene e si legge con molto gusto. E poi Paglieri è molto onesto e chiude la storia del suo personaggio, senza renderlo carne da sequel.
Colui che gli dei vogliono distruggere – Gianluca Morozzi (Guanda)
Metà del romanzo è il sequel di Despero (e anche dell’Era del porco, perché c’è pure Elettra); l’altra metà è ambientata in una Terra parallela in cui Leviatan,un supereroe, vive a Bologna, ha i suoi scazzi sentimentali e ha come nemici dei supercriminali che sono quelli che nel nostro mondo sarebbero delle rockstar (Bowie, Lou Reed, Neil Young ecc.). Come collezione di singole scenette è molto (molto) divertente, specialmente le parti dedicate al povero Kabra, ma anche la parte supereroistica mette in mostra una certa frequentazione del genere (il fatto che Leviatan abbia i poteri che cambiano due volte al giorno mi ricorda un personaggio della Doom Patrol) , adattato allo stile di Morozzi. Dove fallisce, però, è nel dare un senso di compiutezza al tutto. L’impressione è che la parte con Leviatan voglia essere il primo atto di qualcosa da portare avanti magari come fumetto (tipo l’Escapista di Chabon, anche se lì lo spessore e la compiutezza del romanzo Le fantastiche avventure di Kavalier e Clay era tutt’altra cosa). Però, insomma, le parti che divertono divertono molto.
Neopaganesimo – Francesco Dimitri (Castelvecchi)
Una piacevole panoramica sullo scenario dei culti pagani nati nel XX secolo, con un paio di notazioni interessanti su che cosa sia il “reale”e come lo costruiamo. Ottimo sia da affiancare a Pan sia come lettura autonoma per scrollarsi di dosso un po’ di paranoie su satanisti e affini. (da parte mia, apprezzo molto lo spirito dei discordiani)