I libri di Novembre

Evidenziato il "libro del mese". Che fa quasi post a sé, questa volta.
Due libri vengono dalla collana Contromano di Laterza, che sta sfornando diverse cose interessanti.

Refusi. Diario di un editore incorreggibile – Marco Cassini (Laterza)

Marco Cassini è l’editore di Minimum Fax e in questo libro ripercorre la storia della sua casa editrice, spiegando, più in generale, in che cosa consista di preciso il mestiere dell’editore. Alcuni passaggi sono interessante, però il tutto è un po’ troppo concentrato sul proprio ombelico. Se poi avete un minimo di conoscenza dell’argomento trattato, non troverete alcuna informazione di particolare rilievo.

The Looming Tower. Al Qaeda road to 9/11 – Lawrence Wright (Penguin)
La cosa peggiore che si possa dire di un libro di non-fiction è che “si legge come un romanzo”. Però c’è poco da fare: la lunghissima e documentatissima storia di Al Qaida (Al Qaeda è la traslitterazione che usano gli americani per pronunciare qualcosa di simile ad Al Qaida) scritta da questo giornalista del The New Yorker è paragonabile a un grande romanzo. Con alle spalle un lavoro di ricerca e documentazione di prima mano assolutamente titanico: in appendice, viene dichiarata l’origine, tra le altre cose, di ogni singolo virgolettato, per non dire della lista delle interviste condotte. Wright racconta le origini dell’islam radicale a partire dagli scritti di Qutb, che influenzeranno poi Al-Zawahiri (che non spunta dal nulla: era implicato nel tentato omicidio di Sadat in Egitto negli anni settanta) e Bin Laden. La parte dedicata all’ex miliardario saudita e alle sue buffe  avventure in Afghanistan (che gli esordi della sua brigata di ricchi ragazzi sauditi nella guerra santa contro i russi sono tutt’altro che eroici e non migliorano di molto andando avanti) meriterebbe un libro a parte. Tra l’altro pare che non esista nessuna prova reale che Bin Laden soffrirebbe di reni: è solo una congettura fatta sulla base di come cammina in un vecchio video propagandistico. E appare pure improbabile che la CIA debba avere finanziato uno sfigato saudita (e già ricco di suo, all’epoca, perché poi le sue fortune economiche gireranno) quando in Afghanistan poteva contare su orde di guerriglieri nativi, da finanziare contro i russi. E un altro libro meriterebbe la lunga e impietosa analisi degli errori della CIA. Errori che non riescono a fugare le ipotesi più paranoidi e complottiste sulla possibile origine “interna” degli attentati, nel senso che l’Agenzia negava di avere quella parte di informazioni che avrebbero integrato quelle in possesso all’FBI e che avrebbero probabilmente permesso di sventare gli attentati. Dietro a questo c’è il cambio di rotta delle politiche dei servizi segreti americani nel corso degli anni novanta, che abbandonano il lavoro sul campo a favore invece dell’uso di sorveglianza satellitare e affini, raccontato da Bob Baer (ex agente CIA) nel suo “Il fallimento della CIA”. Però, ripeto, questi sono tutti dati che poi ognuno è libero di integrare e incrociare tra loro come meglio crede (io non trovo inverosimile l’ipotesi che in qualche modo l’11/9 sia stato lasciato accadere. Tanto che gli attacchi erano su così larga scala perché Bin Laden e i suoi si immaginavano verosimilmente che il tasso di fallimento sarebbe stato più alto).
Resta il fatto che il libro di Wright è fondamentale per ricostruire la storia di qualcosa (l’islam radicale) che esiste e che è un prodotto decisamente recente della cultura islamica con il quale purtroppo si dovrà fare i conti ancora per molto tempo.
In Italia il libro è pubblicato da Adeplhi, con il titolo “La altissime torri”. Se lo comprate in inglese pagate circa un terzo (e se vi va bene come è andata a me vi arriva pure la versione con una copertina che è un capolavoro di grafica editoriale)

Non leggete i libri, fateveli raccontare – Luciano Bianciardi (Stampa Alternativa)
Un ciclo di articoli semi-seri pubblicati negli anni Sessanta sul tema “Come fare l’intellettuale”. Bianciardi fornisce una breve, ma pungente, guida all’arrivismo e alle scorciatoie necessarie a essere accettati nell’ambiente. Ancora piuttosto attuale, tutto sommato.

Il giovano sbirro – Gianni Biondillo (Guanda)

Il prequel dei due romanzi di Biondillo dedicati all’ispettore Michele Ferraro ha la forma di una raccolta di racconti che ricostruiscono la sua vita dall’abbandono degli studi e della musica passando per i primi incarichi in provincia fino al ritorno a Milano. Ma nonostante la struttura è a tutti gli effetti un lungo romanzo, incentrato (al di là delle trame dei singoli racconti) sul rapporto tra Ferraro e Francesca, destinato, come sanno i lettori dei romanzi precedenti, a una ben triste sorte. Ferraro ne esce come uno dei personaggi più verisimili e “umani” che in cui mi sia capitato di imbattermi. Efficace il ricorso, nei diversi racconti, a stili di scrittura diversi.

La vita quotidiana a Bologna ai tempi di Vasco – Enrico Brizzi (Laterza)
Un po’ è una raccolta di articoli, un po’ è un’autobiografia, un po’ è il “dietro le quinte” di alcune cose scritte da Brizzi (penso a “Tre ragazzi immaginari”). Brizzi racconta pezzi della sua vita, con sullo sfondo i cambiamenti di Bologna, della sua gente, delle sue abitudini. Per molti versi, per un cittadino adottato come me, è un po’ un “previously in Bononia”: scopri alcune cose nuove, ne riconosci altre che bene o male hai vissuto pure tu, ti aiuta a capirne altre. Una lettura corposa rispetto ad altri libri della stessa collana, ma estremamente scorrevole e interessante.

Le mie cose – Marco Lazzarotto (InStar)

Il modo migliore per descrivere il libro è partendo dalla caramella gommosa che c’è in copertina. Perché dentro, c’è un mondo gommoso, che è stato chiaramente pensato per ricordare quello reale, ma che ha alla fine un sapore completamente diverso e palese finto (e proprio per questo, più buono). Lazzarotto costruisce un mondo terribilmente pop utilizzando tutti gli strumenti di citazione ed esagerazione del post-moderno, in cui i morti vengono caramellati (cioè trasformati in enormi caramelle da leccare durante le visite al cimitero), in cui i bambini vivono soli in quartieri appositi, in cui esiste un ente che regolamenta i genitori separati e il loro rapporto con i figli. Ci sono poi trovate che nascono da chiacchiere con gli amici (tipo i “dubby”, animaletti domestici che si moltiplicano o muoiono a seconda delle preoccupazioni dei loro padroni) e, in generale, un grande dispiego di idee narrative. Forse troppe, perché a un certo punto, esattamente come con le caramelle gommose, rischi che l’effetto finale sia faticoso. Però ci sono dei momenti davvero divertenti e, anche se forse è un po’ troppo lungo, è un libro davvero positivo, per essere un esordio.

La Luce di Orione – Valerio Evangelisti (Mondadori)

Evangelisti, dopo la complessità dell’ultimo romanzo di Eymerich, torna un po’ sui suoi passi, con una storia abbastanza lineare ma assolutamente godibile. La chiave del successo è quella di mandare Eymerich a confrontarsi con un mondo ibrido, quello di Costantinopoli, a metà tra Oriente e Occidente, davanti al quale la sua intolleranza trova terreno fertile per esprimersi (“mi state forse accusando di essere tollerante?” domanda inviperito a un certo punto). Si respira di nuovo l’aria dei primi episodi usciti per Urania ed è un’arietta frizzantina che mette di buon umore.

L’età della ragione del dubbio – Andrea Camilleri (Sellerio)
Da qualche tempo, i romanzi di Montalbano si fanno sempre meno interessanti. Speravo che “Il campo del vasaio” fosse l’inizio di un’inversione di rotta, ma questo riprecipita la serie nella stanchezza. Il plot sarebbe sulle prime anche interessante, poi il tutto sembra un po’ perdersi tra un Montalbano improvvisamente innamorato come un sedicenne e i siparietti con i personaggi secondari che si fanno sempre più faticosi ed estremi. Forse sta arrivando il momento che Elvira Sellerio tiri fuori dal cassetto l’episodio conclusivo già consegnato e che si chiuda.

Sangue garibaldino – Giorgio Ansaldo  (Fratelli Frilli)
Letto cercando qualche dettaglio sulla spedizione dei Mille. Purtroppo è un romanzo bruttarello. L’idea di raccontare un amore tra due dei Mille (un brutale carbonaio che scopre l’amore e un seminarista) con i toni di un romanzo ottocentesco non è disprezzabile. Il risultato è piuttosto scadente, però. Una curiosità: a un certo punto, quando un borbonico punta il fucile su uno dei due protagonisti, il narratore interrompe la finzione e “sfonda” i tempi paragonando quell’immagine a tante altre che si sarebbero viste in futuro, dalla seconda guerra mondiale al vietnam a piazza Alimonda. Una cosa piuttosto simile (ma più goffa e limitata) all’approccio di Moresco nel suo racconto su “Controinsurrezioni” (e credo indipendente da quello).

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15 commenti

  1. idiotaignorante

     /  dicembre 7, 2008

    Eh si, il libro di Wright e’ eccezionale. Per integrare il lato CIA ti consiglio “Ghost Wars”.

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  2. anonimo

     /  dicembre 8, 2008

    di camilleri ho letto un solo libro, e assai di recente, ma l’ho trovato godibilissimo (oserei supporre più della serie su montalbano): “il birraio di preston”, fammi sapere!
    🙂 mara

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  3. scott.ronson

     /  dicembre 9, 2008

    ii: grazie, adesso lo cerco.

    mara: del camilleri non-montalbano ho letto poco (anzi, solo “la mossa del cavallo”, spettacolare nel suo uso delle lingue – genovese e siciliano – e “La presa di Macallè”, di cui ho parlato qualche mese fa). Probabilmente ormai i Montalbano sono una cortesia verso la Sellerio.
    Ricordo che una mia coinquilina trovava “il birraio di preston” uno dei libri più belli che avesse mai letto. Mentre l’altro mio coinquilino si domandava come avesse fatto a leggerlo visto che lui, catanese, ci aveva capito poco o nulla 😉

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  4. anonimo

     /  dicembre 9, 2008

    he he…. ma forse ci aveva capito poco o nulla perché non aveva cominciato il libro dal fondo (come io -e forse pure la tua coinquilina- faccio di solito) ;D
    mara

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  5. ValeriaR30

     /  dicembre 10, 2008

    Cioè, in un mese hai letto tutti questi libri?!?!??!
    Mi vergogno proprio tanto…
    …però prendo appunti 😛

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  6. anonimo

     /  dicembre 10, 2008

    Il birraio di preston (e mi pare di avertelo detto in chat, tempo fa) è eccezionale!

    I Montalbano attuali sono in effetti in calo (ma l’ultimo non l’ho ancora preso). Non mi dispiace però il fatto che davanti a una effettiva mancanza di idee Camilleri sopperisca con la verve comica e con un lavoro sul personaggio.

    d.

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  7. scott.ronson

     /  dicembre 10, 2008

    ok, metto il birraio nella letterina a gesù bambino (che nella mia personale visione sincretica era l’aiutante di babbo natale. solo che mi pareva ingiusto che uno avesse la giacca con la pelliccia e l’altro andasse in giro mezzo nudo) (scusate, temo di avere un po’ di febbre e questo è il risultato)

    valeria: uno dei vantaggi di fare il pendolare è il tempo per leggere…

    dario: sì, ma sia umorismo che lavoro sul personaggio alla fine sono troppo caricati, per me, e finiscono col diventare piuttosto pesanti e pretestuosi.

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  8. Shulypoo

     /  dicembre 10, 2008

    fammi puntigliare… il titolo è l’età del dubbio, la ragione con Montalbano ormai c’entra poco, comincio a seccarmi persino io a vederlo contornato di improbabili fighe ventenni che gli muoiono dietro.
    Continuerò a fiondarmi da Feltrinelli come una disperata a ogni nuova uscita, senz’altro, ma ultimamente manco io sono troppo soddisfatta.

    Dei non montalbanici ti consiglio vivamente La Concessione del Telefono e il Re di Girgenti comunque 🙂

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  9. anonimo

     /  dicembre 11, 2008

    letture quasi totalmente italiane questo mese! al riguardo devo migliorare, sono troppo esterofilo. ho appena fatto un ordine di una quindicina di libri e solo due sono italici: Il passato è una terra straniera (per ordine di mia madre) e Nel nome di Ishmael, scoperto grazie a te.

    Rispondi
  10. anonimo

     /  dicembre 11, 2008

    Ehi, grazie!
    😉 G.B.

    Rispondi
  11. ValeriaR30

     /  dicembre 12, 2008

    Questo mese purtroppo mi tocca prendere l’auto perché fa freddo e piove tanto… ma appena il tempo si rimette ricomincio a prendere l’autobus… in pratica, ricomincio a leggere e ad ascoltare musica!!
    Hai ragione, essere pendolari ha degli aspetti positivi!!

    Buona giornata 🙂

    Rispondi
  12. anonimo

     /  dicembre 22, 2008

    il viaggio in treno di oggi mi ha permesso di leggere l’età del dubbio:
    devo dar ragione ad alessandro, il libro si lascia leggere, ma mostra davvero tanta stanchezza e i personaggi (soprattutto quelli di contorno) sono ridotti a macchiette. Peccato.

    Rispondi
  13. scott.ronson

     /  dicembre 22, 2008

    silvia: sto meditando di prendere il meridiano dei romanzi storici. Su ibs è in offerta a 39 euro, con spedizione gratis…

    madmac: sai che non ci avveo fatto caso? E sì che ero convinto di essere molto più esterofilo.
    Spero che ishamal ti piaccia, mi sento sempre un po’ in apprensione, quando qualcuno segue miei consigli diretti o indiretti 🙂

    gb: figurati, in passato avevo fatto anche commenti molto più compromettenti, sul tuo secondo romanzo…

    valeria: già, almeno un piccolo aspetto positivo c’è.

    dario: e ti lamenti (su fb) del treno, qui del libro. Che loggionista. La prossima volta ti fai tu la tua rete ferroviaria e ti scrivi tu il tuo libro.
    BUUUUUHUUU!

    Rispondi
  14. anonimo

     /  gennaio 4, 2009

    credo che il correttore automatico abbia cambiato Lazzarotto in Lazzaretto.
    ciao

    Rispondi
  15. scott.ronson

     /  gennaio 4, 2009

    Corretto.
    Grazie!

    Rispondi

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